Se in una parte del mondo ci si attiva per soccorrere e salvare “la dolcezza”, un miele selvatico rarissimo, nei paesi sviluppati marciamo, spinti dall’industria, verso cibi sempre più dolci e sapori meno bruschi. Di dolcezza qui da noi ne abbiamo in abbondanza e stiamo invece perdendo il gusto amaro e le molecole che lo determinano, e con esse i loro benèfici effetti sulla salute. Dan Saladino, BBC4, ne parla in un episodio di “Food Programme” conversando con la chef e scrittrice Jennifer McLagan; con la reporter scientifica Marta Zaraska; con l’esperto di piante selvatiche Miles Irving; con la scrittrice e insegnante di cucina Monisha Bharadwaj; e con il fisico Peter Barham. Qui riassumo il podcast, che è ascoltabile su http://www.bbc.co.uk/programmes/b06f4z3k#play.
Frutta e ortaggi sono
oggi ripensati dall’industria per essere meno amari. I broccoli, per esempio, devono il loro sapore amaro ai glucosinolati,
perciò se ne selezionano varietà che ne contengono meno. Un altro esempio è la naringina, che conferisce agli agrumi e
in particolare al pompelmo il gusto caratteristico, e viene eliminata
dal succo attraverso un trattamento con resine che possono sottrarne più del
settanta per cento. Tuttavia, glucosinolati
e naringina sono alcune di quelle
sostanze, prodotti secondari delle piante, che dovremmo consumare abitualmente perché hanno effetti positivi sulla nostra salute.
Quindi, se
abbiamo nelle orecchie il mantra “cinque porzioni di frutta e verdura al
giorno”, l’assenza di queste molecole per
intrusione dell’industria alimentare non ci fa un gran favore. Anche se
attendiamo conferme scientifiche definitive, eliminare i glucosinolati significa privarsi di sostanze con potenziale azione
detossificante, antiossidante, anticancerogena, antinfiammatoria e antibatterica
(LARN 2014, Livelli di Assunzione di Riferimento dei Nutrienti pubblicati dalla
Società Italiana di Nutrizione). E l’altra molecola sotto attacco? La naringina è un flavonoide il cui apporto
con la dieta è stato messo in relazione con una riduzione significativa del
rischio di alcune malattie cronico-degenerative (LARN 2014). Oltre alla nota
stimolazione della secrezione gastrica, l’amaro ha dunque altri effetti
benefici… Allora, custodiamo il sapore amaro!
Suona come uno
spot pubblicitario, e uno degli esempi portati da Dan Saladino di come la
cultura gastronomica conservi e desideri il sapore amaro è proprio il Fernet
Branca, oggi molto popolare negli USA e in Argentina. I consumi di Fernet
Branca non saranno in Italia ai livelli di quelli americani, tuttavia la chef
Jennifer McLagan porta ad esempio la cultura culinaria italiana, in cui compaiono
ingredienti amari come radicchi e cicorie e, aggiungiamo noi, carciofi e cardi.
Il valore dell’ingrediente amaro, secondo questa chef australo-canadese, è il
contributo che danno nel creare sapori più complessi e ricchi. L’invito è a
sperimentarli, per esempio nelle insalate o utilizzando cioccolato ad alta
percentuale di cacao.
Il sapore dolce ci
piace subito perché è così, diciamo, “facile”, ma è associato a effetti
negativi sulla salute; quindi conviene rivalutare l’amaro e tenerne presenti
gli effetti benèfici. E’ il suggerimento di Miles Irving, fondatore dell’azienda
Forager Ltd. Irving è un “wild food expert”, e raccoglie e vende
piante selvatiche mangerecce, funghi e alghe ad alcuni tra i migliori
ristoranti di Londra, ispirato all’inizio della sua attività imprenditoriale
dall’obiettivo di promuovere il cibo selvatico e i suoi sapori.
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