I gas che si
formano nel nostro intestino sono fonte di disagio e, cosa ben più importante, arrivano
a condizionare le scelte alimentari inducendoci a evitare gli alimenti che, crediamo,
possono causarne la formazione. Tali scelte alimentari però possono rivelarsi in
contrasto con le Linee Guida dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli
Alimenti e la Nutrizione (INRAN): più legumi e tanta frutta e verdura, e cereali
integrali per raggiungere la quota minima di 25 grammi di fibra al giorno
raccomandata da EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) e OMS
(Organizzazione Mondiale della Sanità). Gli alimenti naturalmente ricchi di
fibra dovrebbero caratterizzare quotidianamente la nostra alimentazione perché essa
sia preventiva di alcune importanti malattie cronico-degenerative, del diabete
di tipo 2, delle malattie cardiovascolari, e protettiva per esempio nei
confronti di alcune malattie dell’intestino. Peccato che i vegetali siano
proprio una delle fonti di quelle molecole che possono determinare la
formazione dei gas e quindi la necessità di… espellerli. Quando e perché si formano gas nel nostro intestino lo illustra in modo efficace il podcast video di George Zaidan del MIT (Massachusetts Institute of Technology).
Come si producono
i gas nel nostro intestino, e perché i gas espulsi hanno odori diversi? La spiegazione
è nella fermentazione. Il nostro intestino funziona come un fermentatore in cui
si produce, per esempio, la birra. All’interno del fermentatore per la birra,
dei funghi (ossia i lieviti), trasformano acqua e materiale vegetale morto in
birra.
Qualche
chiarimento. Per ottenere energia, noi mangiamo e introduciamo ossigeno. Questo
processo che ha luogo nelle nostre cellule si chiama respirazione. Anche il
lievito assume energia attraverso il cibo ma lo fa in assenza di ossigeno e
questo processo si chiama fermentazione. Una differenza sostanziale tra
respirazione e fermentazione sono i sottoprodotti. Noi, attraverso la respirazione,
produciamo anidride carbonica e acqua, mentre i lieviti con la fermentazione fanno
anidride carbonica e alcol.
Allora, cosa
c’entra la fermentazione con noi? La risposta è nella simbiosi: la comunità di batteri
(il microbiota) che vive dentro di noi sa fare la fermentazione e lavora
incessantemente nel fermentatore portatile che possediamo, il nostro intestino.
Al suo interno ci sono dieci volte più batteri che cellule nel nostro intero
corpo. Noi, come ospiti di questa ingente popolazione di batteri, siamo anche portatori
di biodiversità, poiché i batteri che vivono nel nostro intestino appartengono
a centinaia di specie differenti, capaci ognuna di fare, “biochimicamente”
parlando, cose differenti. Il nostro intestino fornisce ai batteri un ambiente protetto,
a temperatura constante, un luogo ideale per vivere e riprodursi, dove c’è
ampia disponibilità di cibo.
Veniamo dunque
alla relazione tra alimentazione e produzione di gas. Per quanto efficiente nel
digerire il cibo consumato, il nostro corpo non può demolire e assimilare composti
chimici come cellulosa, pectina, alcuni tipi di amido e di zuccheri complessi.
I nostri batteri intestinali invece ne sono capaci. Così, mentre i lieviti della
birra fermentano lo zucchero, i batteri nel nostro intestino fermentano tutto
quello che noi non siamo in grado di digerire. I principali sottoprodotti della
fermentazione attuata dai batteri intestinali sono molecole chiamate acidi
grassi a catena corta (e non l’alcol, come nel caso dei lieviti della birra)
che noi possiamo utilizzare: meravigliosamente, le squadre di batteri
intestinali trasformano molecole che non potevamo digerire in qualcosa che
invece siamo capaci di assimilare e trasformare in energia. Significa che senza
quei batteri quella quota di energia andrebbe perduta.
Fermenta questo,
fermenta quello… tra i sottoprodotti si formano anche tanti gas, e non solo il
biossido di carbonio che è inodore, ma anche gas dagli odori caratteristici
come l’acido solfidrico dal
caratteristico odore di uova marce, il solfuro
di metile con odore di cavolo, o anche il metantiolo dall’odore di cavolo marcio. Tutto dipende da quello che
ingeriamo. In generale, mangiando cibi contenenti maggiori quantità di composti
indigeribili, i vegetali appunto, produciamo più gas. Ma ognuno di noi ha la
sua unica combinazione di batteri intestinali per specie e quantità (tale unicità
è comparabile solo con quella delle impronte digitali), ed essendo ogni tipo di
microrganismo capace di metabolizzare in modo diverso la varietà di molecole
indigerite nell’intestino, è impossibile prevedere quali gas saranno prodotti. Dice
George Zaidan: “Come in una scatola di cioccolatini assortiti, il meteorismo è
una continua fonte di sorprese”!
Gas a parte, gli effetti
benèfici di un microbiota bilanciato e sano sono:
- · contributo alla digestione
- · produzione di alcune vitamine
- · protezione della mucosa intestinale
- · funzione immunitaria
Per incentivare e
studiare il trapianto di feci, presso il MIT esiste una “banca della cacca” senza
scopi di lucro (il progetto si chiama Open Biome) che raccoglie feci da
donatori sani selezionati, e ne spedisce ai medici estratti pieni di batteri che
saranno trapiantati in pazienti privi della combinazione più salutare di
microrganismi intestinali.
Tornando
all’alimentazione e al tema del podcast presentato qui, è importante
ricordare che le cause della formazione di gas intestinali sono molteplici, e
che è scorretto pensare che ci si debba astenere dai cibi ad alto contenuto di fibre
per prevenire il gonfiore. Infatti, tra i cibi sconsigliati per chi soffre di
meteorismo ce ne sono tanti che di fibre non ne contengono affatto, come per
esempio gli insaccati, certi tipi di formaggi e i dolci.
In coda a questo post
inserisco un esempio di cosa potremmo mangiare in un giorno per avvicinarci ai 25
grammi di fibra, scegliendo verdura e frutta di stagione, e considerando
l’indicazione (LARN 2014) per porzione di 200 grammi di ortaggi (intesi crudi
al netto degli scarti, oppure cotti) o di 80 grammi di insalata:
- Pane integrale con miele e/o marmellata 100 g, fibra c. 5,7 grammi
- Broccolo 200 g, fibra c. 6,2 grammi
- Insalata (verdura a foglia cruda) 80 g, fibra c. 1,7 grammi
- Pasta di semola 80 g, fibra c. 2,1 grammi
- Pasta integrale 80 g, fibra c. 9,2 grammi
- Mela con buccia fibra c. 2,6 grammi
- Pera sbucciata fibra c. 3,8 grammi
Fibra totale con pasta bianca: 22,1 grammi; fibra totale
con pasta integrale: 29,2 grammi; con 150 g di lenticchie, che da sole
apportano c. 12 grammi di fibre, sorpassiamo di parecchie unità la quantità
raccomandata. Le indicazioni che si possono trarre da questo esempio sono
chiare: consumando più volte a settimana prodotti confezionati con farina di
frumento integrale e legumi, raggiungiamo facilmente l’obiettivo indicato dai ricercatori
della nutrizione. Per quanto riguarda il meteorismo, nei prossimi post
torneremo su questo tema in difesa delle fibre e del loro contributo alla
nostra buona salute.