giovedì 3 gennaio 2013

La Sensibilità al Glutine Non Celiaca (NCGS)


In questo primo post riassumo un'intervista sulla differenza tra malattia celiaca e sensibilità al glutine
 
La Sensibilità al Glutine Non Celiaca (NCGS): Mabel Chew del British Medical Journal intervista David S. Sanders, professore di gastroenterologia al Royal Hallamshire Hospital, Sheffield, Regno Unito, e autore di numerosi articoli sul tema della celiachia e della sensibilità al glutine.



Sono moltissime le persone che oggi decidono di seguire una dieta aglutinata (priva di glutine). Ai pazienti con sintomi gastrointestinali associati all’assunzione di glutine i medici fanno fare i test per diagnosticare la celiachia. Ma molto spesso i pazienti risultano negativi a questi test, cioè queste persone non hanno la celiachia. Mabel Chew chiede a David Sanders come si spiega questa apparente contraddizione. La risposta è la descrizione della sensibilità al glutine non celiaca, una condizione che è stata definita in tempi relativamente recenti.
Intanto, quando si può parlare di celiachia? Il professor Sanders indica che la diagnosi di celiachia è positiva quando è presente una “sierologia celiaca”, vale a dire quando la persona è positiva al test per gli anticorpi anti-endomisio o al test per gli anticorpi anti-transglutaminasi tissutale. Tuttavia, precisa poi Sanders, perché ci sia diagnosi di celiachia la persona deve presentare anche atrofia dei villi intestinali individuata mediante biopsia. Da qui si passa al concetto di sensibilità al glutine non celiaca. Una volta escluse la celiachia e l’allergia al frumento (dosando le IgE), i sintomi riferiti sono probabilmente dovuti alla sensibilità al glutine. Quindi rispetto ai markers patologici e sierologici, la persona con NCGS avrà una biopsia normale o prossima alla normalità con magari lieve aumento dei linfociti intraepiteliali, e avrà test sierologici negativi. Quello che può essere elevato nei soggetti NCGS sono invece gli anticorpi antigliadina. La NCGS sembra rispondere alla dieta aglutinata ma il meccanismo biologico o patologico che la determina è ancora ignoto. Sanders suggerisce che saranno gli studi dei prossimi dieci o venti anni a chiarire il meccanismo immunitario della sensibilità al glutine, quindi nei prossimi anni la visione della patologia si potrà modificare. Il professore di Sheffield accenna alla propria ipotesi che potrebbe non essere il glutine il “colpevole”. Uno o più degli altri componenti del frumento potrebbero essere implicati nell’insorgenza della NCGS. Un suggerimento in questo senso l’hanno fornito gli studi sull’efficacia della FODMAP diet (una dieta priva di oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili) nella riduzione di alcuni sintomi gastrointestinali.
Mabel Chew interroga poi Sanders sul tema cruciale delle complicazioni della malattia celiaca: Alcuni tipi di linfoma gastrointestinale sono associati alla celiachia. Mabel Chew chiede se questo tipo di complicazioni si presenta anche nei pazienti con NCGS. Non esistendo ancora una risposta basata su evidenza scientifica, a questa domanda Sanders risponde riferendo la propria esperienza, e cioè di non aver osservato tale relazione in pazienti con NCGS.
La domanda successiva interessa in particolare i medici: “Come si deve comportare il medico di base con i pazienti che raccontano di sintomi associati al glutine? Se i test sono tutti negativi, e il paziente non risulta né celiaco né allergico al glutine, lo si mette nel gruppo dei pazienti con la NCGS?” La risposta è positiva. Infatti, secondo Sanders questa risposta sarà in qualche modo rassicurante per il paziente in quanto attribuirà un senso ai sintomi che lo affliggono e gli permetterà di avere una visione più chiara rispetto, per esempio, a possibili complicazioni o al tema della familiarità. Perciò in primis è importante fare i test per escludere le altre due condizioni ed è altrettanto importante fare una diagnosi della recentemente riconosciuta NCGS.

Michela Sandias