domenica 7 aprile 2013

Un microchip per ridurre l’obesità: inizia la sperimentazione sugli animali con fondi del European Research Council.


Neil Bowdler, BBC, intervista il Prof. Chris Toumazou, ingegnere biomedico, e il Prof. Sir Stephen Bloom, capo dell’Unità di Diabetologia Endocrinologia e Metabolismo dell’Imperial College London.


Il microchip può ricreare i segnali neurali responsabili del controllo dell’appetito. Il prof. Toumazou spiega che funziona grazie a uno strato chimico in grado di diagnosticare le “firme” chimiche che fluiscono lungo il nervo vago per monitorare l’appetito. Il nervo vago mette in relazione il cervello con il sistema metabolico, ed è attraverso questo nervo che si possono osservare le varie firme chimiche che vogliamo monitorare. Il monitoraggio di questi segnali ci permette poi di stimolare il cervello a contrastare ciò che stiamo tentando di monitorare. Un esempio lo suggerisce l’intervistatore: il chip capta il segnale chimico che dice “dammi da mangiare”; una volta riconosciuta questa informazione, lungo il nervo sensoriale viene inviato uno stimolo elettrico che dice “non darmi da mangiare”. Si tratterebbe quindi di un modo per controllare l’appetito attraverso la rigenerazione del processo di controllo, conclude Toumazou. Il prof. Bloom, che si occupa della parte medica dello studio, spiega che la più importante applicazione del microchip è tentare di prevenire l’epidemia di obesità attesa per i prossimi anni e le morti causate dalle complicazioni associate a questa condizione. Il microchip rappresenterà un’alternativa alla chirurgia, un trattamento quest’ultimo che pare assurdo pensare di applicare a metà della popolazione e che,inoltre, non sempre è coronato da successo. Il microchip potrà essere utilizzato in maniera diffusa, allo stesso modo con cui si applicano gli apparecchi acustici, e il suo effetto sarà la riduzione dell’appetito conseguita in modo naturale. Al cervello arriverà lo stesso segnale che arriverebbe naturalmente dall’intestino dopo un pasto. Questo segnale dice “non mangiare più, l’intestino è già pieno, non hai più necessità di mangiare”. Al contrario con, per esempio, il bendaggio gastrico il paziente continua a sentire la necessità di mangiare.

I test svolti sino a oggi hanno dimostrato che è possibile monitorare le reazioni chimiche che fluiscono lungo il nervo vago. Entro i prossimi tre anni, il microchip sarà testato sugli animali obesi e poi sugli esseri umani. Perché il trattamento diventi rutinario occorrerà attendere cinque anni. 

Ci si può chiedere se la prevenzione dell’obesità non passi più per l’educazione a un’alimentazione e a uno stile di vita sani che per un dispositivo elettronico che induce il senso di sazietà.