In questo primo post riassumo un'intervista sulla differenza tra malattia celiaca e sensibilità al glutine
La Sensibilità al
Glutine Non Celiaca (NCGS): Mabel Chew del British Medical Journal intervista David
S. Sanders, professore di gastroenterologia al Royal Hallamshire Hospital,
Sheffield, Regno Unito, e autore di numerosi articoli sul tema della celiachia
e della sensibilità al glutine.
Sono moltissime
le persone che oggi decidono di seguire una dieta aglutinata (priva di
glutine). Ai pazienti con sintomi gastrointestinali associati all’assunzione di
glutine i medici fanno fare i test per diagnosticare la celiachia. Ma molto
spesso i pazienti risultano negativi a questi test, cioè queste persone non hanno
la celiachia. Mabel Chew chiede a David Sanders come si spiega questa apparente
contraddizione. La risposta è la descrizione della sensibilità al glutine non
celiaca, una condizione che è stata definita in tempi relativamente recenti.
Intanto, quando
si può parlare di celiachia? Il professor Sanders indica che la diagnosi di
celiachia è positiva quando è presente una “sierologia celiaca”, vale a dire
quando la persona è positiva al test per gli anticorpi anti-endomisio o al test
per gli anticorpi anti-transglutaminasi tissutale. Tuttavia, precisa poi
Sanders, perché ci sia diagnosi di celiachia la persona deve presentare anche
atrofia dei villi intestinali individuata mediante biopsia. Da qui si passa al
concetto di sensibilità al glutine non celiaca. Una volta escluse la celiachia
e l’allergia al frumento (dosando le IgE), i sintomi riferiti sono
probabilmente dovuti alla sensibilità al glutine. Quindi rispetto ai markers
patologici e sierologici, la persona con NCGS avrà una biopsia normale o prossima
alla normalità con magari lieve aumento dei linfociti intraepiteliali, e avrà
test sierologici negativi. Quello che può essere elevato nei soggetti NCGS sono
invece gli anticorpi antigliadina. La NCGS sembra rispondere alla dieta aglutinata
ma il meccanismo biologico o patologico che la determina è ancora ignoto. Sanders
suggerisce che saranno gli studi dei prossimi dieci o venti anni a chiarire il
meccanismo immunitario della sensibilità al glutine, quindi nei prossimi anni
la visione della patologia si potrà modificare. Il professore di Sheffield accenna
alla propria ipotesi che potrebbe non essere il glutine il “colpevole”. Uno o
più degli altri componenti del frumento potrebbero essere implicati nell’insorgenza
della NCGS. Un suggerimento in questo senso l’hanno fornito gli studi sull’efficacia
della FODMAP diet (una dieta priva di
oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili) nella
riduzione di alcuni sintomi gastrointestinali.
Mabel Chew
interroga poi Sanders sul tema cruciale delle complicazioni della malattia
celiaca: Alcuni tipi di linfoma gastrointestinale sono associati alla
celiachia. Mabel Chew chiede se questo tipo di complicazioni si presenta anche
nei pazienti con NCGS. Non esistendo ancora una risposta basata su evidenza
scientifica, a questa domanda Sanders risponde riferendo la propria esperienza,
e cioè di non aver osservato tale relazione in pazienti con NCGS.
La domanda successiva interessa in particolare i
medici: “Come si deve comportare il medico di base con i pazienti che
raccontano di sintomi associati al glutine? Se i test sono tutti negativi, e il
paziente non risulta né celiaco né allergico al glutine, lo si mette nel gruppo
dei pazienti con la NCGS?” La risposta è positiva. Infatti, secondo Sanders questa
risposta sarà in qualche modo rassicurante per il paziente in quanto attribuirà
un senso ai sintomi che lo affliggono e gli permetterà di avere una visione più
chiara rispetto, per esempio, a possibili complicazioni o al tema della
familiarità. Perciò in primis è importante fare i test per escludere le altre
due condizioni ed è altrettanto importante fare una diagnosi della recentemente
riconosciuta NCGS.Michela Sandias
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